martedì 12 ottobre 2010

Albano Carrisi: Dio è la mia forza

Conosco Albano Carrisi da quando sono nato. Proprio così, dato che Albano è stato padrino al mio battesimo. Sono cresciuto imparando a vederlo non come la star della musica leggera ma come una persona di famiglia. Quando ero un ragazzino trascorrevo a casa sua almeno tre mesi l’anno. Ho sempre chiamato “nonni” i suoi genitori. La grande e famosa tenuta di Cellino San Marco è stata per me scenario di avventure e di crescita. E’ sempre stata un pezzetto di “casa”.
   Ho scritto con Albano due libri di successo, entrambi pubblicati da Mondadori. Rappresentano la sua completa biografia, la sua storia e quella della sua musica. I suoi sogni e i suoi drammi.
   Nel corso della lavorazione ai libri abbiamo parlato di tante cose. Anche molto personali. Uno di questi è il rapporto con la religione o meglio con la fede. Affrontare l’argomento “Dio” con Albano è difficile ma nello stesso tempo facile. Difficile perché prima si deve entrare in sintonia con lui. Albano non è tipo da sbandierare con leggerezza la propria fede e vuole la sicurezza di essere compreso. Ma è poi facile perché quando decide di parlare di Dio, lo fa con la serietà e la precisione che lo ha sempre contraddistinto, specie nel suo lavoro. Lo fa anche con l’entusiasmo di chi crede veramente e questo lo rende persona speciale, se non rara, in un tempo in cui a parlare della propria fede si prova quasi un senso di vergogna.   Questo è ciò che mi ha raccontato.
   <<Credo profondamente in Dio e non l’ho mai nascosto. Nella mia vita ho affrontato momenti molto duri, alcuni davvero terribili ma la fede mi ha sempre aiutato. Fin dall’inizio della mia carriera, ho messo spesso Dio nelle mie canzoni, perché la fede fa parte quotidiana della mia esistenza. Anzi, credo che ogni cantante dovrebbe parlarne. Non solo, ma ogni politico, ogni personaggio pubblico. Ogni uomo.
   <<La religione è stata sempre per me come un faro. Alla sua luce ho misurato tutta la vita, il successo, le gioie e i drammi. La fede mi è stata insegnata dai miei genitori ed è stata il loro dono più bello. Il mio credere è forte e mi ha aiutato molte volte anche nella mia carriera di cantante. Quando ottieni il successo, è molto facile perdersi. Ma non accade se hai basi solide, se sei stato educato alla scuola dell’umiltà. Con il mestiere che faccio ho viaggiato per il mondo, ho visitato tutti i continenti. E ho potuto anche toccare con mano esempi di fede che mi hanno arricchito.
   <<Sono stato almeno una trentina di volte a Santiago de Compostela. E sono stato anche a Fatima. Ricordo molto bene tutta quella gente che si dirigeva verso il santuario, come un fiume verso il mare. Ho visto tante persone avanzare sulle ginocchia, per penitenza. Ho visto il sangue che avevano sulle gambe. Era una fede potente la loro, che mi ha toccato.  
   <<Ho imparato che la felicità e la sofferenza sono i cardini dell’esistenza umana e che, nella loro forma estrema, possono far perdere l’equilibrio. Essere cristiano però, insegna a capire che esiste un’armonia tra le due cose e che se acquisti l’umiltà riesci ad accettare il bene ma anche il male. E arrivi anche a comprendere che un dolore può portare ad un beneficio inaspettato. E’ la salvezza tramite la sofferenza, il mistero più grande del Cristianesimo attraverso il quale  tutti gli uomini sono uguali.
   <<Ognuno di noi ha momenti di disperazione e di estrema sofferenza. Ed è facile in quei casi dare la colpa a Qualcuno lassù. Però ho scoperto che esiste il conforto nelle pagine del Vangelo e nel simbolo della croce.
   <<Mi capita a volte di riflettere guardando la croce e scopro che i due elementi che la compongono, quello verticale e quello orizzontale, rappresentano proprio la vita e la morte. Quest’ultima, il braccio orizzontale, non è posta in basso ma in alto. Ed è cosa importante perché indica che l’inizio di ogni cosa avviene proprio al momento della fine.
   <<Quando leggi il Vangelo, inizi a capire davvero cosa è il Cristianesimo. Se cominci a pensare che Dio ha sacrificato il proprio figlio per amore dell’uomo, ecco che ti fai delle domande: “Io chi sono per non subire la stessa sorte? E’ capitato a Lui che è Tutto, come posso pretendere che non capiti a me?”. Insomma, nella sofferenza si raggiunge una consapevolezza che aiuta.>>

   Quando Albano parla di sofferenza è impossibile non andare con la mente alla tragedia che lo ha colpito nel 1994, cioè la scomparsa della figlia Ylenia. Nel primo libro che abbiamo scritto insieme, Albano ha voluto rivelare che alla base della scomparsa di Ylenia c’era la droga. Si comprende perciò il suo costante impegno nel combattere questa piaga sociale.
   <<Non è una cosa di cui parlo facilmente. Il dolore di quella perdita rimane sempre a galla e non passa mai. Mi resta l’accettazione cristiana, l’accettare che la vita può durare un giorno, un mese o vent’anni. Io voglio mettere in guardia tutti i genitori perché la droga è un pericolo che può insidiare qualsiasi ragazzo in qualsiasi momento. Mai abbassare la vigilanza. Quando mi hanno chiesto di diventare Ambasciatore dell’ONU contro la droga ho subito pensato a mia figlia. E ho accettato. Sapevo che non c’entravo assolutamente nulla con la diplomazia ma ero anche certo di poter dare il mio contributo contro il dramma della droga, che per me rappresenta davvero la terza guerra mondiale. Faccio il cantante e posso quindi raggiungere un pubblico vasto, in Italia e nel mondo. Credo perciò sia doveroso che attraverso il mio lavoro possa dare avvertimenti e sensibilizzare sul problema. Se il mio essere artista può portare a riflettere chi sta per fare un errore, allora la strada è quella giusta.>>

Roberto Allegri

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