lunedì 11 ottobre 2010

Prima della luce

Al mattino presto, prima ancora della luce, i rumori sono tutti di cristallo. E’ una dimensione di suono amplificato, nitido, perfetto. Il passo degli scarponi sull’erba verniciata di brina è croccante, ritmico. Anche il respiro è cadenzato, risuona negli orecchi e si esprime nel fiato che diventa fumo.
Il popolo degli alberi inizia il concerto di ogni giorno e mi avvolge di melodia. I merli dirigono l’orchestra, e poi gli storni gli vanno appresso. Fischi e zufoli, gorgheggi e trilli arrivano diretti dal bosco, aggrappati all’aria fredda come le note sul pentagramma. E’ impossibile non ricevere una lezione da chi inizia il mattino cantando, impossibile non rimanere colpiti dall’antico buonumore degli uccelli. Spiegano a voce alta che non importa se c’è pioggia o vento, neve o nebbia, sole o ghiaccio sui campi: è un altro giorno, un’altra occasione, un’ennesima speranza. Nemmeno quando scoppia il tuono del cacciatore, smettono di essere lieti. Neppure la paura che l’uomo col fucile sparge sulla campagna, come un veleno che si fa strada in un bicchiere d’acqua, può cambiare l’inno all’opportunità cantato dal popolo alato. E chi è in armonia col tempo che precede l’alba, non può non sentire gratitudine farsi strada nel proprio petto.
Se si è fortunati, al mattino presto, si scorgono in cielo sole e luna insieme. Entrambi deboli: uno perché si è appena svegliato, l’altra perché sta per addormentarsi. E’ territorio magico.
Io mi appoggio ai recinti, accendo il primo fumo e i cavalli mi si fanno attorno. Guardiamo tutti verso le due sfere nella volta, lassù. I due amanti che si cercano da sempre e che solo nell’aria sottile del mattino giovane, possono incontrarsi. Sole e luna. E il cielo che da nero diventa pian piano cobalto.
E’ un branco, quello del mattino presto. Fatto di cavalli e di un uomo con la barba avvolto nel giaccone. Loro annusano e frugano col muso che profuma di fieno. Io allungo la mano, avverto il bruciare dell’energia sottopelle, il fremere del sangue che è vita.

1 commento:

  1. Alla fine di un concerto si rimane un attimo incerti fra l'applaudire e il continuare ad ascoltare. Mi succede la stessa cosa al termine di questa lettura: breve, intensa,poetica e virile. La vita sa essere musica con chi sa accoglierla come merita e mi piace credere che, con Roberto Allegri, sappia trasformarsi in sinfonia.

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